“Fukushima, l’anno zero” di Naomi Toyoda, Jaka Book, Milano, 2014

copertina fukushima anno zero

Approssimandosi il quarto anniversario di un disastro le cui proporzioni e il cui esito non sono ancora noti ho letto il fotoreportage di Toyoda, uscito nel 2012 in Giappone e in Italia l’anno scorso.

Come è comprensibile si tratta di una fotografia diversa da quella patinata cui ci hanno abituato la moda e la pubblicità.

fishing boats

La devastazione dello tsunami, il dolore dei sopravvissuti, gli sforzi titanici dei soccorritori, la strage degli animali nelle zone evacuate, controlli radiologici sui bambini, stazioni abbandonate lungo il tratto interrotto della Joban Line, pescherecci scaraventati come giocattoli rotti in mezzo alla campagna.
Pubblichiamo qui solo alcuni esempi a bassa risoluzione di quanto può essere crudamente eloquente questa fotografia, ma proprio per questo così vera, e di una verità di cui, proprio in relazione a questa vicenda, abbiamo grande bisogno.

geiger landscape

“Fukushima, l’anno zero” non è però solo un libro fotografico, Toyoda calca il terreno rischiando in proprio e ci riporta interviste e notizie di prima mano senza autocensurarsi. Vicende particolari, come quella degli allevatori del Comune di Iitate, appena fuori dalla zona di evacuazione, abbandonati a se stessi senza informazioni, risarcimenti e sospensione dei mutui, ma con il divieto di commercializzare i loro prodotti. E con la disperazione, che porterà alcuni al suicidio.

E vicende più generali, come lo sconcertante atteggiamento delle autorità che non distribuiscono le pastiglie di iodio, che pure avevano stoccato in grandi quantità proprio per eventi come questo, e che diffondono notizie false come “se la contaminazione non supera i 100 milliSievert/ora non ci saranno conseguenze sulla salute”.

Nelle vicende ambientali assistiamo sempre, in tutto il mondo, allo stesso meccanismo per cui le autorità pensano innanzitutto, se non esclusivamente, a non diffondere il panico. E le autorità giapponesi non fanno eccezione, nonostante abbiano a che fare con uno dei popoli più disciplinati e ordinati del mondo.

Una delle affermazioni più incredibili degli esperti governativi che ci riferisce Toyoda è: “Se uscite alla pioggia e vi bagnate la cosa è assolutamente sicura e non avrà alcuna conseguenza sulla vostra salute”. Come se ogni anno migliaia di bambini di tutte le scuole del Giappone non portassero 1000 gru di carta al monumento di Sasako Sadaki, la bambina di Hiroshima morta di leucemia per aver preso la pioggia sporca.

joban line

Del resto ancora oggi, a distanza di quattro anni, non abbiamo notizie precise né sullo situazione a Fukushima Daiichi, né sul modo in cui le autorità e l’impresa intendano risolvere il problema.
Solo l’anno scorso è iniziata, molto lentamente, la rimozione delle barre di combustibile esausto dal reattore quattro, mentre precedentemente ci si era limitati a inscatolare acqua radioattiva assumendo come operai i barboni.

Grazie Toyoda.